Speciale Cantera: intervista a Carlotta Martinis

Dice di essere in grado di gestire le emozioni, ma non si può controllare l’adrenalina che si prova quando, da centrale difensivo, blocchi un’azione da gol. Se ha come giocatori di riferimento Leonardo Bonucci e Michela Martinelli, secondo voi, Carlotta Martinis aspira a diventare un centrale con un “piedino importante”? Conosciamo meglio il numero 5 della Juniores, classe 2002, entrata a far parte della famiglia rossoblù nell’estate del 2018.

A quanti anni hai iniziato a giocare a calcio e come ti sei avvicinata a questo sport?
Ho iniziato a giocare a 6 anni per curiosità, poiché tutti i miei amici di allora praticavano questo sport e si divertivano molto. Ho giocato in due squadre maschili: l’Azzanese come prima società e poi il Futuro Giovani di Prata di Pordenone. Poi sono passata al Pordenone, dove ho militato per 4 stagioni. Infine questa estate sono arrivata a Vittorio Veneto, dove mi sto trovando bene: il gruppo mi ha accolto subito, anche perché conoscevo già molte giocatrici.

All’inizio della tua carriera volevi proprio fare il difensore centrale, o avevi altri ruoli per la testa? Cosa ti piace del tuo ruolo?
Ho provato diversi ruoli: all’inizio venivo schierata terzino, ma sentivo che non era il mio ruolo. Quando ho cominciato a giocare centrale con il Futuro Giovani, è scoppiata la passione. Di questo ruolo amo la costante pressione di essere l’ultimo uomo prima del portiere e la scarica di adrenalina quando fermi un’azione da gol.

Dicono che i difensori centrali non abbiano “il piedino”: sei d’accordo con questa affermazione?
Diciamo che non è la prima qualità che si guarda in un centrale, anche se è ovviamente molto utile.

Ci sono giocatori/giocatrici ai quali ti ispiri?
A livello maschile mi piace il modo di giocare e il controllo delle emozioni di Bonucci, mentre per quanto riguarda il femminile considero un esempio da seguire Michela Martinelli, un centrale difensivo fortissimo e che quest’anno gioca proprio a Vittorio Veneto in prima squadra, per cui ho la possibilità di imparare molto da lei. Inoltre, ammiro molto Giada Tomasi, con la quale gioco da circa 4 anni e che mi ha aiutato parecchio a migliorare nel mio ruolo.

Qual è la tua migliore qualità e invece quella che vorresti migliorare?
Vorrei migliorare le capacità tecniche e invece penso che il controllo delle emozioni sia una mia qualità.

Hai un ricordo che ti sta particolarmente a cuore?
Sì, le fasi nazionali della rappresentativa a Cervia del 2016 dove ho giocato nello stadio del Sassuolo.

Andare a scuola, studiare, allenarsi, giocare: quanto è difficile la vita da calciatrice?
Se ci si sa organizzare non è un grosso problema, l’unica cosa è un po’ la strada, ma una volta arrivata ad allenamento passa anche quel “fastidio”.

Quali sono i tuoi obiettivi personali per questa stagione?
I miei obiettivi sono migliorare sia tecnicamente sia per quanto riguarda la visione di gioco e vincere il campionato, perché con le altre ragazze formiamo un gruppo in grado di farlo.

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